Mangiare di più in inverno: ecco per quale motivo

Va sottolineato inizialmente che l’origine di questo studio è stata un pensiero intrigante: considerando che il freddo richiede un aumento del consumo energetico per mantenere la temperatura corporea stabile, si è ipotizzato se fosse possibile sfruttare il freddo come metodo per favorire la perdita di peso, dando vita a esperimenti contro l’obesità. Tuttavia, è importante iniziare analizzando l’impatto della temperatura ambientale: in un ambiente in cui la temperatura scende da 23° a 4°, in laboratorio gli animali cominciano la ricerca di cibo circa dopo sei ore, suggerendo che la sensazione di freddo da sola non è sufficiente a stimolare l’appetito. Ciò indica che l’origine di tale stimolo è cerebrale, una risultante di intricati meccanismi neuronali.

Un’indagine approfondita sul motivo per cui durante l’inverno si manifesti un aumento dell’appetito ha preso forma presso lo Scripps Research Institute, un rilevante centro di ricerca nelle scienze biomediche situato a La Jolla, California (USA). I risultati di questa ricerca, resi pubblici sulla prestigiosa rivista Nature, sono emersi con l’intento di comprendere come le temperature fredde influenzino il nostro cervello, spingendolo a provare una maggiore fame.

Mangiare di più in inverno: ecco per quale motivo

La premessa fondamentale dell’indagine risiede nel fatto che i mammiferi devono investire una considerevole quantità di energia per mantenere stabile la temperatura corporea. Quando si trovano esposti al freddo, questa necessità di preservare il calore corporeo implica un aumento del dispendio energetico. Tale incremento nella richiesta energetica stimola il cervello, provocando un aumento dell’appetito e della spinta a mangiare. Tuttavia, il nucleo centrale della questione, affrontato nel corso dello studio condotto dai professori Li Ye e Neeraj Lal con l’ausilio di topi da laboratorio a La Jolla, è rappresentato dalla domanda chiave: quali meccanismi specifici innescano questo aumento dell’appetito a livello cerebrale? La ricerca si è focalizzata sulla comprensione dettagliata di tali processi, offrendo una visione più chiara e approfondita del complesso rapporto tra temperature fredde e risposta alimentare.

I ricercatori hanno osservato che a basse temperature, la maggior parte dell’attività neuronale rallenta notevolmente, fatta eccezione per alcune regioni del talamo che presentano una maggiore vitalità. Questo “gioco” tra i circuiti cerebrali offre uno spaccato interessante sui processi che regolano la risposta alimentare al freddo. Un punto chiave emerso è che la percezione del freddo da parte del cervello sembra innescare un complesso equilibrio neurale, influenzando l’appetito in modo diversificato. Questi risultati possono gettare nuova luce sulla prospettiva di utilizzare il freddo come potenziale alleato nelle strategie di gestione del peso corporeo.

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